Intervista radiofonica della professoressa Laura Prinetti alla scrittrice palermitana Maria Elena Mignosi Picone su Radio Mater.
Intervisteremo una poetessa e scrittrice che vive e lavora a Palermo Maria Elena Mignosi Picone.
La professoressa ha insegnato per tanti anni nelle scuole, ora scrive poesie, scrive saggi, e ha tantissimi interessi. Quindi veramente complimenti.
Leggendo il suo curriculum siamo rimasti sbalorditi. Poi partecipa a diversi circoli letterari, riunioni con studenti, le piace molto formare i giovani.
Ha pubblicato Luce e calore. In Dio verità, bontà e bellezza, nel 2003;
poi Frammenti di vita (poesie), nel 2009;
Concerto. San Josemaria Escrivà artista della vita, nel 2009;
Quercia. La magnanimità nell'opera e nella figura di Tommaso Romano, nel 2011;
La professoressa ha vinto diversi premi, che non possiamo elencare tutti, elencheremo gli ultimi, di quest'anno, 2012.
Primo Premio per la Saggistica al Concorso "Opere d'autore 2012", indetto dall'Associazione Artisti col cuore. Città di Sanremo.
Con la poesia Sicilia ha vinto un altro premio dall'Associazione CultPensiero di Palermo. Premio Versi in armonia.
In veste di poetessa l'abbiamo invitata e ci fa piacere farle delle domande.
In un mondo come quello di oggi che significato può avere la lettura?
Un significato molto importante.
Potrebbe essere il rimedio più adatto contro certi mali di oggi.
Con un semplice gesto, quello di prendere un libro ( appunto Prendi un libro è il titolo della trasmissione), la lettura potrebbe aprire orizzonti nuovi.
Innanzi tutto, e questa mi sembra la prerogativa essenziale, la lettura mira al miglioramento dell'essere, di contro alla preoccupazione dominante dell'avere,
agevolando così l'attività contemplativa.
Inoltre, accostando il lettore a quella molteplicità di personaggi, fatti, ambienti…, che il libro offre, gli consente di allargare le proprie esperienze che,
anche se indirette, possono giovargli un domani per la vita.
Ancora con il raccoglimento che implica, consente di sfuggire al frastuono; con la pausa da tutto il resto, combatte la frenesia, la fretta; poi favorendo la
riflessione, frena l'intemperanza, sviluppa l'approfondimento, riducendo la superficialità.
Può addirittura migliorare le relazioni umane.
Veramente è un fattore da prendere in grande considerazione per gli effetti positivi che può avere nel mondo attuale.
Molto interessante la sua prospettiva, professoressa. In un mondo come il nostro, che senso ha anche leggere e scrivere poesie?
Innanzi tutto scrivere è da distinguere da leggere in questo campo, perché si può volere leggere una poesia ma non si può volerla scrivere. Non si può dire:
voglio scrivere una poesia, come non ha senso dire: voglio sognare.
Perché è una ispirazione, indipendente dalla volontà.
Perciò la poesia non potrà morire mai. Il poeta ci sarà sempre. Di necessità.
Ora come si presenta la poesia?
E' un'ispirazione, abbiamo detto, ma particolare, diversa.
E' un'ispirazione che si presenta con il volto della bellezza, della musicalità.
Ma non è bella solo perché è musicale, ma soprattutto perché si tratta di una bellezza che è il riflesso del bene. Non ci può essere infatti poesia che inneggi al male.
Ora il mondo attuale, che non è tutto cattivo, ne ha molto bisogno e oggi si avverte l'esigenza della poesia come mezzo di edificazione, di elevazione spirituale.
C'è un risveglio, anche in chi l'aveva accantonata.
Bene, veramente importante e profondo quel che lei dice. Una produzione vasta come la sua, abbiamo detto che ha scritto poesie e anche diversi saggi,
presuppone molte letture che l'hanno appassionata.
Che rapporto c'è tra leggere e scrivere?
Ho avuto sempre sin da piccola la passione per la lettura.
Il primo libro che ho letto sono state le Novelle di Anderssen, che mi ha regalato mia nonna.
In seguito gli scrittori che mi hanno appassionato sono stati quelli russi dell'Ottocento come Dostojeski, Tolstoi, per la profondità e l'introspezione.
A scuola prediligevo Dante e Manzoni.
Ora certamente la lettura prepara alla scrittura.
Ma una lettura che non sia solo passatempo, ma quasi uno studio, prendendo nota delle riflessioni più profonde, dei pensieri più belli, anche soffermandosi sullo stile,
in modo da acquisire un linguaggio appropriato, chiaro, semplice ma elegante, senza ricercatezze però.
Io sono un esempio, potrei dire: sono arrivata alla poesia dall'impegno nella mia professione di docente di lettere. Ho avuto sempre familiarità con la poesia.
Ma non pensavo veramente prima che sarei diventata un giorno poetessa. E' stata una riscoperta. Mi sembrava di essere sempre una semplice professoressa di lettere.
Veramente sa scrivere benissimo.
Ora vorrei leggere qualche critica di vari critici letterari alla sua opera, molto profonda e interessante. Ma prima vorrei farle qualche altra domanda.
Che cosa le serve e cosa serve in generale per scrivere una poesia?
Semplicissimo! Un foglio di carta e una penna.
E la tempestività inoltre di scrivere subito quel che l'ispirazione detta, perché non torna più, non la si può fare più.
La poesia non si costruisce. Il poeta non è l'ingegnere.
La vera, autentica poesia è questa.
Ora in genere è una forte emozione che sprigiona la poesia.
Per me è stata la nascita della mia prima nipotina, la figlia di mia sorella.
Ma può essere anche indipendente dalla cultura la poesia.
Io so di una contadina, che sapeva appena leggere e scrivere, che ha scritto una poesia bellissima in occasione della morte del marito. E forse sarà stata l'unica
della sua vita, ma chissà quante persone ci sono così!
Ora nel poeta la prima poesia apre la strada a tante altre.
Io ne ho scritte quasi duecento finora. Una forte emozione è stata la scintilla, e poi, sulla base dell'impegno professionale, l'insegnamento, la spiegazione
delle poesie, è arrivato il dono, suscitato dalla emozione che è stata la scintilla, e ora pure il frutto, il riconoscimento spontaneo della gente,
nell'apprezzamento e perfino nei premi.
E ringrazio il Signore di tutto questo.
Maria Elena, lei ha detto, alcune volte che ci siamo incontrate, mi ha raccontato che va nelle scuole e incontra molto volentieri i ragazzi, anche adesso,
anche se non lavora più come docente, e va a parlare di letteratura, di lettura.
Lei ricorda qualche intervento speciale di questi ragazzi, le chiedo prima e che cosa si propone di lasciare a questi ragazzi, e che cosa riceve in cambio
da loro quando va?
Io nella mia professione, nell'insegnamento, ricordo piuttosto il contrario, e questo è stato il punto cruciale nella mia professione, la mancanza di intervento,
in certi ragazzi, che erano chiusi, assenti, duri, non avevano amore perché non ne avevano ricevuto, ed erano i casi più difficili: ed era molto difficoltoso
rispondere all'aggressività con l'affetto perché solo così si possono recuperare. Ed è stato difficile per me, lo confesso. In alcuni casi ci sono riuscita,
e questi ragazzi, difficili diciamo, sono quelli che sono rimasti i più affezionati.
Ora, cosa cerco di lasciare loro?
Cerco di lasciare cultura e non erudizione.
Cerco attraverso lo studio di affinare la loro sensibilità, di sviluppare il loro pensiero, di renderli autonomi e responsabili nel giudizio.
Tutto questo significa dare loro criterio, lasciare loro un metodo con cui affrontare la vita, anche se dimenticheranno tutto.
La cultura infatti è ciò che rimane dopo avere possibilmente dimenticato tutto. Ma non importa. Rimane la capacità di affrontare la vita e lo studio deve servire
alla vita, altrimenti è vuoto.
Ora io ho insegnato e lei dice: cosa ha ricevuto in cambio?
Bè, quel che lascia la gioventù: lo slancio, la freschezza, la genuinità.
Io ho insegnato loro a crescere e loro mi hanno lasciato un animo giovane, me l'hanno forgiato per sempre. E io sono loro molto grata.
Grazie, Maria Elena, sono certa che qualche suo alunno la starà anche ascoltando, per cui veramente la potrà ringraziare, anche in differita, diciamo così.
Ora c'è un qualcosa che le vorrei chiedere, forse è una sorpresa, però mi piacerebbe tanto che lei, mentre io leggo ai nostri ascoltatori, alcune critiche
veramente interessanti che ho trovato alle sue opere, specialmente quelle che hanno vinto i premi, lei scegliesse una sua poesia da leggere poi ai nostri ascoltatori.
Posso leggere Sicilia, quella che ha vinto il premio.
Il professore Di Blasi, parlando delle sue opere Luce e calore, e Concerto, dice che queste opere "sull'esperienza cristiana e sulla dottrina cattolica, si lasciano apprezzare per il taglio insieme divulgativo e rigoroso, che tiene insieme due esigenze irrinunciabili per ogni scritto che voglia essere soprattutto comunicazione esistenziale. Sia in Luce e calore che in Concerto, infatti la Mignosi Picone ha saputo disegnare un insieme armonico, in cui le buone ragioni del Cristianesimo non diventano mai teoremi astratti, ma sono sempre incarnate nella testimonianza vissuta."
La professoressa Mondì Sanò su Frammenti di vita dice: "Quel che colpisce nella poesia di Mignosi Picone è una realtà esistenziale che la poetessa ci offre in una sorta di concretezza espressiva e di un sentimento dell'esistenza che restano perenni per ogni singola creatura umana. Una poesia che si può leggere al passato ma può anche essere letta al futuro poichè nei suoi versi c'è la vita intera."
Complimenti! Ora la lettura della poesia "Sicilia"
Terra di sole e di mare
terra di neve e di sale.
Aspra e dolce
nei suoi declivi
e nelle sue rocce.
Avida e generosa
diffidente e silenziosa
guizzi perspicacia
degli occhi aguzzi
ma ti perdi
in un groviglio di mezzucci.
Dai greci l'astuzia
dagli arabi l'arguzia
dagli svevi la grandezza
dagli spagnoli la schiettezza.
Mosaico di gente
di volti e di colori.
Sicilia,
ti amo così come sei.
Tu sei nel cuore
e negli occhi miei.
Solo vorrei
che tu assumessi
nel tratto e nei modi
quella schiettezza
che forse c'è
ma non si palesa.
Solo vorrei
che tu lasciassi
quella rete maligna
che tira sassi.
Per emergere
quella che sei.
Calda e vibrante
limpida e seria.
Meravigliosa questa poesia! Io mi sono commossa. E' la prima volta che l'ascolto, non la conoscevo, riesco però a dire due parole:
mentre l'ascoltavo mi venivano in mente alcuni sostantivi:
la concretezza che si sente; la storia che esce dalle sue parole; il suo sentimento personale nei confronti della sua terra; e la vita, la vita di oggi, che è evidentemente come tutti i critici hanno osservato, la vita di adesso, perché è proprio vero che la sua poesia non dimentica l'oggi e neanche il passato e la storia.
Grazie, Maria Elena, e ci saluti Palermo.
Grazie a voi e tanti saluti alle vostre città.
Laura Prinetti - 4 dicembre 2012
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