"Dov'era l'uomo?" si chiede la protagonista di fronte all'abisso del male. E "dov'è l'uomo?" aggiungiamo noi, di fronte al comportamento dei personaggi descritti nel libro,
che, ora non hanno mai la parola giusta, come la nonna; ora seducono e abbandonano, come il padre, preferendo i falsi ideali all'unica cosa che veramente conti: amare ed
essere amati; ora, infine, mietendo vittime, tra cui la madre, con la lusinga di menzognere liberazioni.
Quasi albero sradicato, la protagonista, una giovane dall'animo sensibile e profondo, avverte lo smarrimento e la inquietudine della non appartenenza, sente lo svuotamento
interiore di chi ha avuto estirpate le radici: genitori e Dio. Allora si leva la sua invocazione: "Ascolta la mia voce". Nella sua mente si affollano gli interrogativi,
affiorano i perché dell'esistenza; quasi l'assale l'astio, la noia del vivere. Però vuole sapere: va alla ricerca del passato, delle sue origini familiari, e la sua ricerca
a poco a poco si amplia dilatandosi dal particolare all'universale. Ora ricerca la Verità.
E allora succede l'imprevisto: quell'aridità che la faceva persino incapace di piangere, si scioglie in lacrime; quell'apatia si trasforma in iniziativa; la tristezza
si apre al sorriso. Riscopre il senso di umanità, nel quale è racchiusa la bellezza della vita. E da quel cumulo di macerie che ora considera come la propria ricchezza,
la sua voce culmina in un "Grazie". Tutto questo Susanna Tamaro esprime in una narrazione che ha talvolta quasi il ritmo della poesia, e in cui ogni parola riecheggia
la vibrazione del cuore.
Maria Elena Mignosi