In questa raccolta di poesie dal titolo "Girotondo" l'autrice Adalpina Fabra Bignardelli riversa la sua esistenza con le gioie e i dolori che l'hanno attraversata.
Un'esistenza veramente felice, ricca di amore, ma segnata anche da accadimenti tragici come la guerra o la malattia mortale.
La sua è una poesia che oscilla dunque tra amore e dolore, vita e morte, ma la tristezza non cede mai alla disperazione e la caduta si fa speranza dove il tempo, come il fiume nel mare, sfocia nella eternità.
Un'esistenza vissuta ma anche meditata: "Girotondo di ricerche…sull'essenza della vita" con una vibrante tensione verso la pace. "Libertà d'immaginare girotondo di pace".
E' una poesia che oscilla anche tra bene e male, sogno e realtà. Di fronte agli angeli foschi del male", irrompe il grido della poetessa: "Rivelaci la tua potenza Signore. Distruggi Sodoma e Gomorra e donaci la Gerusalemme celeste" e ancora "L'uomo non dovrà uccidere", "L'amore è la vita".
E che l'amore sia vita cioè non morte, come si evince dalla etimologia del termine a-mors ( senza morte), la poetessa l'ha sperimentato come donna innamorata.
Il libro è dedicato al figlio, "piccolo prodigio di una grande amore" e il tema dominante è la morte del marito con la quale appunto in lei si è "spenta fragorosamente l'energia vitale"
Un amore il loro vissuto in sommo grado, al suo culmine, e cioè nella tenerezza. "Da lontani mondi siderali mi giunge il tenero sospiro del tuo cuore", "tenero amore della mia vita". Specchio dell'amore è infatti la tenerezza senza la quale l'amore è monco, potremmo dire malo amore.
E la tenerezza ella la manifesta pur dopo la morte del marito nella dolcezza della nostalgia e del rimpianto.
Allora anche le cose che hanno insieme condiviso, vengono avvolte come in un manto di affettività e soffuse di malinconia.
Così anche la natura, ad esempio il bosco dove insieme raccoglievano le castagne,
le distese azzurre del mare e del cielo, che insieme hanno ammirato, vengono viste con commozione e accostate al sentimento che suscitano.
Commovente poi il raffronto: "E come "bianca ala di gabbiano lambisce azzurre placide acque" così "la stanca mano sfiora teneramente nivea arca del tuo riposo".
Sono versi, tutti quelli del libro, profondamente intrisi di sensibilità e delicatezza.
E' una poesia intimistica ma che si apre a raggera verso gli altri specialmente nella compassione verso chi soffre, come nelle poesie "Mani" oppure "Occhi", che sono considerati evocatori di eventi o rivelatori di emozioni.
Lo stile si caratterizza per la cadenza ritmica dei versi, la musicalità, e l'eleganza sobria ed incisiva.
Maria Elena Mignosi