Vari sono i temi di questa prima silloge di poesie "La memoria del mare" di Rita Muscardin: la bellezza degli scorci paesaggistici, il rimpianto della felicità trascorsavi, l'invasione straniera, l'esilio…Ma su tutti domina il suo attaccamento alla terra d'origine, alla terra delle radici.
Si tratta della regione della costa dalmata, ultima propaggine del territorio italiano verso i paesi slavi, che nel Secondo Dopoguerra fu teatro di invasioni da parte delle truppe partigiane comuniste iugoslave del maresciallo Tito, che con ferocia e brutalità (ricordiamo la storia delle foibe) la occuparono fino a quando questa fu annessa, da italiana quale era, alla Jugoslavia col trattato del 1947.
Così l'autrice, come ella stessa amaramente asserisce, si ritrova ad essere "straniera in patria".
E' un dolore cocente che traspare da tutta la sua opera.
Rita Muscardin, che è giovane, ed è nativa di Genova e vive in Liguria, ha vissuto queste esperienze attraverso il padre, fatto prigioniero dalla milizia straniera, ma anche attraverso la madre, costretta a lavorare duramente negli uffici del regime, e la zia, condannata ai lavori forzati.
La poetessa oggi torna spesso nei luoghi della sua infanzia, dove c'è ancora la casa dei nonni, " la casa di pietra dalle tegole rosse", e ricorda di questa "La fragranza delicata del bianco immacolato delle tende ricamate appese alle finestre, i muri verniciati di fresco, l'odore del pane appena cotto nel forno" Risaltano i colori e gli odori di una casa a lei familiare.
La esistenza dei nonni si svolgeva in una quotidianità semplice e salda, fatta di lavoro, amore e preghiera. "Sulla coperta delle antiche batele, giacciono le reti dei pescatori avvolte in teli di iuta, mentre una donna rammenda e cuce. Una bimba dai capelli dorati corre sulla spiaggia di sabbia e conchiglie" e ricorda ancora la poetessa "Le preghiere recitate attorno al fuoco".
Una casa in una terra aspra e rocciosa che profuma di salvia e di tiglio, ammantata di ulivi dalla chioma argentea, e sferzata di continuo dal vento della bora.
"Il mio ricordo era lì" ella scrive "in un fazzoletto di terra stretta fra le braccia del mare". E in questa terra ella riversa tutto il suo amore e affiora il rimpianto della felicità passata. "Il tempo ha cancellato deboli tracce del mio cammino ma l'anima s'infiamma ogni volta che il pensiero accarezza memorie di quel tempo felice ". Nella poesia "Neresine" leggiamo: "Non c'è un sasso o una foglia o una sola goccia delle tue acque limpide e pure che non sia cara al mio cuore e sempre anelo di tornare per contemplare le amate sponde".
Tutt'a un tratto però in quelle terre dove si svolgeva una esistenza serena, ecco irrompere la minaccia, la violenza, che apportò immenso dolore. "Ma il seme dell'odio, sparso da un vento di follia, germogliava nel sacro suolo" e disperse così la popolazione facendo di quella terra "una terra tradita".
Lo strazio della poetessa culmina nei versi "Non sorgerà più il sole a scaldare le rovine del tuo cuore ferito, o terra mia".
Allora "Solo il mare porterà lontano nei luoghi dell'esilio il lamento della tua gente… E la sua voce sarà uno spasmo di dolore." Ecco il significato del titolo "La memoria del mare", che racchiude in sè tutta l'anima della gente di quei luoghi, tutta la sua immane sofferenza.
Ma il dolore, nella poesia di Rita Muscardin non si fa mai disperazione anzi è sublimato dalla fede, che si apre alla speranza, nell'anelito ad una comunione di santi, vivi e defunti, in una mirabile fusione tra terra e cielo.
Da rilevare ancora nella poesia di Rita Muscardin l'alta poeticità dei versi che formano quasi un merletto e che sembrano evocare i vetri di Murano per la loro limpidezza, la trasparenza, la delicatezza e la soavità.
Sono versi sgorgati dal cuore e che rispecchiano tutta la congerie di sentimenti ed emozioni dell'autrice, versi coinvolgenti e che trascinano potentemente nell'incanto dell'arte.
Maria Elena Mignosi