Si potrebbe dire, leggendo l'opera poetica di Maria Elena Mignosi Picone: "Meno male che il cuore ancora qualcuno ce l'ha". "Finestre del cuore", titolo dato alla raccolta, bene esprime questa attitudine dell'autrice ad aprirsi agli altri, a comprendere (e apprezzare) chi ci circonda. I ritratti dei familiari (numerosi) quasi escono dalle pagine per vivere di vita propria: nonno Ciciddu, nonna Nenè, zio Pietro, la nipote Loredana, il nipote Alberto, il nipote Emanuele, il nipotino Gabriele, le nipotine Irene e Giulia. Ma anche amici e conoscenti arricchiscono e completano il mondo della Mignosi. Oggi, che viviamo in una società che tutto appiattisce, omologando e cancellando ogni originalità e fantasia, leggere questi versi ci fa finalmente respirare un po' di aria fresca dopo tanto smog.
"Croce e delizia di ogni persona, luogo materiale e spirituale in cui si toccano insieme le vette del cielo e gli abissi dell'inferno ... Sei la famiglia il regno della pace e il regno della guerra". (Famiglia)
"Una persona più una persona fanno due persone; una persona più una persona che si amano fanno tre persone. La terza persona è l'amore". (Trinità dell'amore).
Tra i temi trattati l'avidità, la cupidigia, l'invidia, il cinismo, la sofferenza della vita, ma anche il coraggio di guardare gli aspetti belli della vita, agli affetti che non muoiono mai, e soprattutto a Gesù Crocifisso, ai chiodi conficcati nella sua carne: "la tua dolcezza e la tua tenerezza dalla malvagità oltraggiate". (Gesù Crocifisso).
Ma alla fede la poetessa è giunta dopo un lungo cammino di studio: "... mi ha sempre appassionato lo studio: conoscere, sapere, scoprire delle cose i segreti…Ma ad un certo punto non mi è bastato più. Allora sono passata dalla natura alla soprannatura, dai sensi alla fede: l'inconoscibile mi ha attirato con la sicurezza di chi crede". (Lo studio e la fede).
C'è nell'autrice una schiettezza tutta particolare, un guardare anche alle cose semplici della vita che però ci riempiono di gioia, al cibo, ai sapori, ai paesaggi campestri o marini, ai fatti di tutti i giorni, alle speranze dei nostri nipoti, alla bellezza della vita, pur con i suoi dolori.
La Mignosi, contrariamente alle tendenze egocentriche della società di oggi, sa lodare e apprezzare le qualità altrui, e gioire delle sue senza superbia né saccenteria.
Pur fornita di ampia e profonda cultura, sceglie come direttive del suo operare spontaneità, semplicità e misura, insomma ne fa la sua bussola quotidiana".
Da "Palermo parla" numero 96, agosto-settembre 2014
Lydia Gaziano