Considerando l'autore, che è essenzialmente filosofo, un giovane docente universitario che vive tra Palermo e gli Stati Uniti, si resta di stucco di fronte a
un libro (il romanzo d'esordio) in cui si intrecciano fantasie extraplanetarie, scienze spaziali, intrighi internazionali, retate poliziesche. Il tutto ruota
infatti attorno a un gruppo di liceali, i quali, sotto l'aspetto letterario, tengono le fila come protagonisti di un complesso intreccio che, lungi dall'essere
dispersivo, si fonde in mirabile unità. Con il pregiuo, inoltre, di un linguaggio fine, chiaro e scorrevole, che riesce a tenere col fiato sospeso.
Un lavoro che sa di libro giallo, poliziesco, di avventura, di fantascienza, che sa di film di supereroi -e ben si presta a una rappresentazione scenica- ,
sul quale aleggia dall'inizio alla fine, la freschezza dell'adolescenza, con l'amicizia e il coraggio di quella età. Sembra che Di Blasi abbia voluto esprimere
quello che ha messo in luce Pascoli affermando che in ogni uomo permane "l'eterno fanciullino". E richiama alla mente, anche, una frase di Einstein: "Lo studio
e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso rimanere fanciulli per tutta la vita".
Maria Elena Mignosi