Demetrio Volcic, corrispondente per l'Italia narra l'avvenimento cui egli stesso ,assistette dell'Autunno di Praga, quando i carri armati sovietici occuparono
la città, soffocando quell'anelito di libertà già manifestatosi nella Primavera dello stesso 1968, e ancor prima nel 1948. Un popolo civile, profondamente
umano, che risponde col silenzio alla provocazione, con l'astensione alle minacce, sotto la guida di Alexander Dubcek, promotore di un socialismo moderato
di contro al comunismo reale dei sovietici (che poi morirà in un delitto subdolamente camuffato da incidente9, assiste al dilagare di una logica perversa:
la libertà conculcata,l'estorsione con la tortura della confessione di reati non commessi, l'imposizione della ideologia, la pretesa della incensazione.
Siamo al tempo della Guerra Fredda,dei blocchi che dividevano l'Europa in seguito al Patto di Varsavia, periodo che vide nel muro di Berlino il suo emblema
più spietato. E' il trionfo dell'arroganza, dell'oppressione fisica e psicologica, che ha condotto taluni all'alienazione; è il trionfo della barbarie.
Volcic, a posteriori, anticipa quel che si sarebbe verificato a un ventennio di distanza: la restaurazione. Di lì a poco infatti crollano il comunismo,
il muro di Berlino, l'Urss. E a Praga rifiorì la libertà.
Maria Elena Mignosi