Non è fantasia ma storia. E' il diario del giornalista Mario Soldati, della sua fuga da Roma verso il Sud alla fine del 1943, a causa della guerra.
E' la testimonianza di uno dei periodi più dolorosi per l'Italia e che esprime, con lo sfacelo dello Stato, con la fuga del re e di Badoglio, il disorientamento
della gente, esposta a disagi inenarrabili,
in un clima di sospetto e diffidenza. Non mancano esempi luminosi di genuinità, di trasparenza, di eroismo, che – contrariamente all'opinione negativa diffusasi
all'estero nei confronti del nostro Paese- attestano la generosità degli italiani, il carattere buono della nostra gente, pur vittima dell'inganno e del tradimento
dei governanti; gente che è stata travolta in un'assurda e "inutile strage", come è assurda, inaccettabile e rovinosa ogni guerra.
La prosa di Mario Soldati è ricca di reminiscenze letterarie, non escluso il motivo leopardiano del preferire la speranza e l'attesa alla realtà, motivo
cui l'autore aderisce pienamente. Acuti e veritieri i giudizi sul Meridione: la mancanza di libertà e dignità, sostituite dalla furbizia, e la rozzezza e
inciviltà di certi atteggiamenti, più evidenti nel periodo in questione, anche se oggi non del tutto scomparsi, ma –aggiungiamo noi- che sono motivo di
sofferenza per i meridionali stessi, prime vittime di questa condizione.
Maria Elena Mignosi