Un'ingiustizia al contrario: non del ricco verso il povero, in senso materiale, ma del povero verso il ricco, in senso spirituale.
La ricchezza interiore vilipesa dalla mediocrità, una sorta di persecuzione intellettuale. Lo scrittore, ricco di talento, limpido
negli intendimenti, lui che vive la letteratura come vocazione, si vede, anche se a parole riconosciuto, nei fatti sempre rifiutato.
Siamo nella Russia comunista del periodo di Krusciov, ma è una situazione che si può sempre, a prescindere dall'homo sovieticus, e si
verifica quando ci si imbatte nell'incomprensione; la vocazione artistica non si può attuare, perciò chi non muove un dito per aiutare si
rende responsabile di questo. E' l'eterno dramma dell'essenza e dell'esistenza: l'essenza di una persona può sbocciare quando trova
circostanze favorevoli nell'esistenza. Quante perle cadute nel fango…
E' significativo il titolo Il libro invisibile, cioè che non può essere pubblicato, qui per motivi che non hanno nulla a che vedere con
la cultura. E' l'amarezza delle ali tarpate: "Il talento era sospetto. La genialità terrorizzava". Ma è anche un grido di libertà.
Dovlatov vive sotto un regime di oppressione, tant'è vero che dopo sceglie l'esilio negli Stati Uniti.
Maria Elena Mignosi