"Dopo aver attraversato io stesso le frontiere, ho cercato di facilitarne il passaggio ad altri. Prima, frontiere tra paesi, lingue, culture; poi, tra
ambiti di studio e disciplinari
nel campo delle scienze umane. Ma anche frontiere tra il banale e l'essenziale, tra il quotidiano e il sublime, tra la vita materiale e la vita spirituale".
Con il termine "passatore" (un po' infelice ...), Todorov vuole indicare colui che -passa da una situazione a quella opposta, e in questo passaggio cerca l'equilibrio.
Nativo di Sofia, egli vive sotto il totalitarismo finchè non fugge a Parigi, dove trova la libertà, necessaria per la vita culturale. A lui che, sperimentare i
contrari, si sente "spaesato" –"sdradicato"- gli studi umanistici paiono forieri di valori, e ben rispondono all'esigenza di ricercare il senso morale della storia.
"Il passatore va alla ricerca di un po' più di saggezza per vivere meglio".
Spirito aperto e profondo, percepisce l'inevitabile coesistenza di bene e male: "Il passatore è contro ogni visione manichea e tende verso un umanesimo ben
temperato". Questa "conversazione" è considerata una autobiografia: testimonia come l'intellettuale possa arrivare ad essere, nel profondo, persona libera,
malgrado ogni condizionamento.
Maria Elena Mignosi